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Artificio, desiderio, considerazione di sé. Hobbes e i fondamenti antropologici della politica
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Questo libro esamina la relazione tra i principi etico-politici della filosofia hobbesiana e le passioni, in particolare le passioni di soggetti antagonistici e conflittuali volti all'affermazione della propria individualità a scapito degli altri. Temi hobbesiani come l'infinitezza e la spinta centrifuga del desiderio, rapportata all'impotenza della ragione, l'impulso alla completezza e autosufficienza, la necessità di sopperire con l'artificio alla penuria istintuale e ad una natura umana vista come malata e carente, il bene individuale e l'egoismo, la paura, la felicità, il potere e l'autoaffermazione, che sono una funzione dell'immagine del proprio sé commisurata a quella che ce ne viene riflessa dagli altri, vengono visti alla luce del contrasto con modelli antichi, platonico-aristotelici, dal mito di Prometeo narrato da Protagora fino al "Simposio" e all'"Etica nicomachea". Se, da un lato, ne risaltano la novità e la radicalità del pensiero hobbesiano nell'interpretazione della natura umana, dall'altro l'identificazione di tale originalità fornisce lo spunto per una discussione sistematica dei fondamenti e delle tensioni interne al suo sistema.
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