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Artisti della fame. Storie di viventi alle prese col cibo

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Cosa e come mangiava l'australopiteco Lucy circa tre milioni di anni fa? Perché Kafka ha scritto un racconto dal titolo Un artista della fame? Cosa ha mosso un digiunatore quale Rabelais a scrivere Gargantua e Pantagruel e un poeta come Hölderlin a intitolare una poesia Pane e vino? Quante volte abbiamo sentito la frase: l'uomo è ciò che mangia. Viene da un grande filosofo dei primi dell'Ottocento, Ludwig Feuerbach. Sarebbe bene leggerla in tedesco: der Mensch ist, was er isst. L'astuto Ludwig gioca sull'analogia tra ist, che sta per «essere», e isst, per «mangiare». Vuoi vedere che non siamo ciò che mangiamo, ma siamo il mangiare stesso? O, meglio, l'Essere (scritto maiuscolo) è ciò che mangia e digerisce il mondo stesso, è ciò che vuole un mondo perché ha fame? Questo libro si interroga sul cibo nei suoi molti aspetti: il potere, il sapere, i filosofi, le arti (inclusa la musica, che qualcuno definisce cibo dell'anima). E questo per capire il gusto e il disgusto, l'eros, il dono, il tempo, la metamorfosi... perché tutto ciò che è vivente ha a che vedere con il cibo. Un libro di scritture, saggi, racconti, frammenti, appunti, note biografiche, immagini, interviste anche immaginarie, documenti, vignette, curiosità, citazioni... tra uova, frattaglie cibo degli dèi, tecniche per wok e tajine, cadaveri di pollo in frigo, famiglie al ristorante dell'Ikea, re che mangiano e muoiono, orchestre che suonano verdure, il cibo delle favole... Attraverso il cibo, si finisce per occuparsi della vita. Perché, come scrive Oscar Wilde: «Non riesco a sopportare quelli che non prendono seriamente il cibo», o come ha detto Paolo Villaggio: «Non voglio essere cremato, voglio essere bollito».
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