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Commedia dell'arte moderna

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Che l'arte sia la principale risorsa spirituale dell'uomo è la legittima presunzione di Giorgio de Chirico. Egli lo afferma nel 1945 con la Commedia dell'arte moderna. Sullo sfondo della guerra appena conclusa, la sceneggiatura della Commedia punta il dito su una cultura correa, a suo avviso, di una sciagura in cui l'umanità ha espiato, tra l'altro, lo sradicamento dell'arte dal seno della civiltà. La battaglia di de Chirico contro la funzione sviante delle scritture negative tese a screditare l'arte si svolge in parallelo ad esse e nei loro stessi contesti, come le riviste dada e surrealiste. Paradossalmente, le sedi sono le stesse nelle quali si edificava il mito di de Chirico metafisico, come «Littérature». Nel 1945, anno strategico per gli scritti di de Chirico (Memorie della mia vita, Une aventure de Monsieur Dudron, riedizione del Piccolo trattato di tecnica pittorica), la Commedia ricrea il percorso dell'artista in quanto critico e storico dell'arte moderna e antica, e rievoca gli scritti teorici sulla Metafisica. L'opera è divisa in due metà, firmate da Giorgio de Chirico e da Isabella Far, l'Altro de Chirico in aspetto di musa. Il celebre saggio-scandalo del 1942 Considerazioni sulla pittura moderna viene attribuito a «lei». Far è da phare, faro, e da far, lontano. Lontano significa nello stesso tempo distante nello spazio e distante nel tempo, futuro. La Commedia è un ritratto doppio e un doppio sguardo che avanza verso un tempo nuovo di paradigmi e costrutti metafisici. Una nuova storia sarà possibile per un mondo riportato alla scala reale, in dimensione umana." (Jole de Sauna)
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