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Dalla parola al silenzio. La lingua dei diavoli nell'«inferno» di Dante
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Il libro di Lazzerini parla della lingua diabolica, come Dante la descrive, la spiega, la interpreta, così illuminando il fondamentale problema dell'origine e degli sviluppi della lingua umana come eco della Parola divina, e quella dei diavoli è anch'essa, ma per negazione e opposizione e per parodia, derivazione della pronuncia divina." (Giorgio Bárberi Squarotti) "La lingua dei diavoli offre, nelle pagine del giovane e valente studioso, una variegata casistica, teorica e pratica, che, al di là del linguaggio retoricamente solenne di Caronte, Minosse, i Centauri, figure simbolo della tradizione classica, aliena da quella dei demòni, fisicamente e moralmente ripugnanti di ascendenza cristiana, cataloga le parole della demonologia cristiana, da quelle stizzose e minacciose dei demòni della città di Dite, a quelle basse e triviali dei diavoli di Malebolge, dal "linguaggio che a nullo è noto di Nembrot" ("Inf.", XXXI, 81) all'assenza del verbo nella ghiaccia di Cocito." (Barbara Zandrino)
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