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Garibaldi sullo Stelvio

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Nel 1859 si combatté la seconda guerra per l'indipendenza italiana e Garibaldi arrivò ai confini del Tirolo. Con i suoi "Cacciatori delle Alpi" era partito dal Piemonte e s'era incuneato nelle valli settentrionali della Lombardia. Comandava 3.000 volontari, che erano saliti ad oltre 9.000. Mentre nella val Padana i franco-piemontesi, agli ordini di Vittorio Emanuele II e di Napoleone III, avanzavano fino a raggiungere Verona, Garibaldi avrebbe raggiunto la Valtellina e sarebbe salito verso lo Stelvio. A Bolzano, cittadina di poco più di 7.000 abitanti, ci si rese ben presto conto che la sconfitta piemontese del 1849, quando Carlo Alberto di Sardegna fu costretto all'esilio, non era stata un episodio definitivo. In Lombardia, in Veneto, anche in Trentino (allora definito "Südtirol" o "Welschtirol") c'erano non pochi scontenti che sognavano un'Italia unita. Nella piccola Bolzano la eco di situazioni di disagio, di repressioni giungeva ovattata dalla distanza. Ma lo studente Luis Brunner, nella sua dedizione al Kaiser, Francesco Giuseppe, col tempo iniziò ad interessarsi alla situazione fino a partire - anche lui - alla volta del confine, per la difesa del Tirolo. In questo racconto si condensano gli avvenimenti di quegli anni d'attesa: la morte a Bolzano degli Arciduchi già viceré del Lombardo-Veneto, l'arrivo della strada ferrata, l'epidemia di colera con migliaia di morti, le grandi e piccole notizie di cronaca puntualmente rilevate dalla lettura dei giornali dell'epoca.
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