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Il quartiere borbonico di via Morelli e la Caserma della Vittoria (La storia, il palazzo, gli arredi)
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Affacciata alla collina di Pizzofalcone, sul lato opposto a quell'enorme antro tufaceo oggi noto come "Galleria borbonica", che a metà dell'Ottocento costituì il primo tentativo di traforare il monte Echia per collegare la zona di Chiaia col Palazzo Reale, l'imponente Caserma della Vittoria rischia quasi di passare inosservata - nonostante la sua maestosità e il suo pregio storico - al guidatore distratto o al pedone frettoloso che dall'uscita del tunnel omonimo o dalla passeggiata di via Chiatamone attraversi spedito il breve corso di via Domenico Morelli. Eppure questo edificio monumentale e severo rappresenta una sede istituzionale molto prestigiosa per la città, perché da tempo ospita il Comando dei Carabinieri di ben cinque regioni dell'Italia centro-meridionale, e al suo interno - come io stesso ho scoperto con sorpresa - raccoglie dipinti ed oggetti di manifattura artigiana che ne fanno un piccolo ma significativo scrigno dell'arte e del gusto nella Napoli del passato. Mi piace sottolineare il fatto che nella nostra città sovente accade che certe cose di valore siano nascoste al primo sguardo, che la ricchezza d'arte e di storia del nostro territorio si manifestino con una varietà e con una densità di beni difficili da circoscrivere e catalogare in maniera definitiva. Qualche settimana fa, abbiamo appreso dai giornali, la Caserma Vittoria ha esposto al pubblico un dipinto restaurato col contributo di diverse istituzioni, un'opera ispirata ad una cartolina d'epoca coloniale, con l'immagine di un carabiniere italiano ed uno africano affiancati, si tratta d'una preziosa testimonianza documentale che racconta un pezzo importante della nostra storia recente. Colgo l'occasione per ricordare con gratitudine l'importante ruolo che i Carabinieri svolgono nel nostro Paese per il recupero delle opere d'arte trafugate. Nel febbraio del 2016 furono proprio i militari del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale a riportare a Napoli - dopo un lungo lavoro d'indagine con altre forze istituzionali - una grande e pregiata tela di Vincenzo Dattoli, scomparsa negli anni Settanta dalle pareti della Provincia e restituita dopo quasi mezzo secolo alla Città Metropolitana. Accolgo dunque con vero piacere la notizia della pubblicazione di questo insolito e interessante volume, ringraziando pubblicamente i curatori e gli esperti che vi hanno contribuito per aver raccontato un angolo forse meno vistoso della nostra città, ma certamente ricco di storia e di cultura." (Luigi De Magistris, sindaco di Napoli)
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