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La mente di un inquisitore. Agostino Valier e l'opusculum De Cautione adhibenda in edendis libris
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Agostino Valier, cardinale veneziano, vescovo di Verona ed influente membro del S. Uffizio, redasse nel 1589 un importante testo, destinato a circolare nel ristretto ambito della curia pontificia: De cautione adhibenda in edendis libris. La questione della stampa e della compilazione dell'Index librorum prohibitorum era allora di grande attualità e Valier, prendendo spunto dalla propria vita intellettuale, esemplificava il modo migliore per non cadere nelle terribili maglie della Inquisizione e come dovesse comportarsi chiunque amasse scrivere e diffondere il proprio pensiero. Non si doveva stampare, perché costituiva un vero e proprio atto di superbia ma, al massimo, far circolare in forma manoscritta fra amici, parenti ed estimatori, il frutto delle proprie fatiche. Attraverso il De cautione adhibenda in edendis libris si può dunque non solo mettere a fuoco la mente di un inquisitore del Cinquecento, ma coglierne la personalità nella forma più completa. Agostino Valier, per articolare i propri ragionamenti, descrive infatti minuziosamente la propria esistenza, offrendoci la rara opportunità di vivere accanto ad uno dei grandi protagonisti della Controriforma.
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