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La morte nella vita dei sardi. Simbologie nei manufatti tessili funebri
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Nel 1960 l'archeologo inglese James Mellaart scopre Çatal Hüyük, nel cuore dell'altopiano anatolico, una straordinaria città fiorita 9.000 anni fa. Gli stupendi affreschi delle sue case-tempio narrano una storia grandiosa e antichissima: quella dell'ascesa e caduta del mito della Grande Madre. Giuseppe Sermonti, biologo, ricostruisce, in un suo recente lavoro, un'affascinante trama di risonanze e di rimandi che, partendo da quelle figure, attraversa la cultura greca classica, per giungere fino ai nostri giorni. Il ricordo della scoperta di Çatal Hüyük e della recente pubblicazione di Sermonti ci fanno cogliere il respiro delle pagine dello studio di Marialisa Saderi: la ricerca di riscontri formali di segni, che col tempo diventano vie più indecifrabili, riportati sui tappeti sardi, nello specifico sui tapinu e sulle fressadas. L'impresa che la studiosa ha intrapreso è dura, piena di insidie scientifiche, ma c'è la necessità di capire determinati temi della cultura sarda, e di capirli a fondo, per quanto sia ancora possibile a noi uomini e studiosi del XXI secolo. Le conclusioni della studiosa sono destinate a entrare nella querelle sull'esistenza o meno delle accabbadoras.
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