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L'anima del vino. Poesie e riflessioni sull'ebbrezza creatrice
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Il più grande poeta moderno che abbia cantato il vino, la sua gioia e la sua disperazione, è sicuramente Charles Baudelaire. Celebri sono i suoi cinque poemi contenuti nei "Fiori del male", e raccolti nella sezione intitolata "Le Vin". Cinque capolavori lirici, in cui l'eterno conflitto dell'anima baudelairiana fra amore per la vita e desiderio di annullamento trova nell'ebbrezza del vino la sua più pura e fulminante metafora. Accanto alle poesie, Baudelaire scrisse "Del vino - e dell'hashish" - nell'altro suo capolavoro, "I Paradisi Artificiali". "Du Vin et du Haschisch" si intitola il suo scandaloso saggio, che assegna al vino la qualità di esaltare la volontà, "l'organo più prezioso" di un artista, mentre l'hashish, annullandola, si rivela "inutile e dannoso" per l'uomo creativo. Wingsbert House presenta questi due celebri testi, immancabili in una biblioteca di vino e letteratura, offrendo al lettore italiano una preziosa novità. Due traduzioni d'epoca, ma ancora modernissime, firmate da altrettanti letterati del Novecento italiano che meriterebbero di essere meglio conosciuti: Paolo Buzzi e Biagio Chiara.
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