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Le poetiche Marche
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Se si volesse stabilire qual è il paesaggio italiano più tipico, bisognerebbe indicare le Marche. L'Italia, nel suo insieme, è una specie di prisma, nel quale sembrano riflettersi tutti i paesaggi della terra, facendo atti di presenza in proporzioni moderate e armonizzandosi l'un l'altro. L'Italia, con i suoi paesaggi, è un distillato del mondo, le Marche dell'Italia. Qui abbiamo l'esempio più integro di quel paesaggio medio, dolce, senza mollezza, equilibrato, moderato, quasi che l'uomo stesso ne avesse fornito il disegno. Non esiste una terra meno gotica o meno barocca. La stessa fecondità della terra, la varietà dei coltivi e degli alberi sembrano essere usate a uno scopo ornamentale. È abitudine dei viaggiatori stranieri, cercando quale delle nostre regioni dia il senso peculiare del nostro paese, indicare la Toscana e l'Umbria. Credo che questo accada perché di solito le Marche sono fuori dei loro itinerari. Questa regione infatti non è conosciuta ai più per visione diretta in proporzione alla sua grande bellezza naturale e artistica. È una terra filtrata, civile, la più classica anzi delle nostre terre. Giardino quasi interamente chiuso dalle montagne, le Marche sono accantonate, si direbbe, fuori circuito. Non vi passa il turista che attraversa l'Italia per averne un concetto, che si definisce sintetico, e invece è soltanto convenzionale. Spintosi qualche volta fino a Urbino, egli per lo più dirotta, profittando delle ultime comode traversali a nord a Roma, la Flaminia e la Tiberina, verso l'interno e il versante tirrenico. Le vere Marche gli restano così precluse." (Guido Piovene, "Viaggio in Italia", 1957). Premessa di Galliano Crinella.
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