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Le vertigini dell'io. Ipotesi su Beckett, Bachmann Manganelli

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La scrittura in prima persona nel romanzo europeo del Novecento trova nella Trilogia beckettiana il suo punto di massima incandescenza. In questo libro Alessandro Baldacci affronta la radicale novità della rappresentazione del soggetto in Samuel Beckett, portando alla luce l'importanza del "fattore Céline" nell'opera dello scrittore irlandese, assieme alle caratteristiche di un controcanone dell'io in bilico fra identità e ripetizione, oralità e scrittura, trauma bellico e trauma tecnologico. Per seguire gli effetti e le metamorfosi del modello beckettiano nella letteratura europea l'autore allarga il discorso sull'io al romanzo "Malina" (1971) di Ingeborg Bachmann, dove domina la fusione fra soggetto e storia, con una trama dell'orrore in cui ritorna l'incubo del totalitarismo nazista. L'Antigone della Bachmann, sepolta dal tabù dell'austria filo-nazista, testimonia di una inquietante antropologia tragica che giunge a mostrare l'allarmante continuità fra civiltà e barbarie. La rappresentazione dell'io in "Dall'Inferno" (1985) di Giorgio Manganelli ci presenta invece l'esplosione dell'io fra riso e grottesco, la sua perenne metamorfosi fra manierismo e clownerie, in un viaggio interiore che si alimenta di tutte le fonti del pertubante. In questo percorso comparatistico sull'io, l'autore mostra come il disorientamento del soggetto divenga, nel secondo Novecento, lo spazio di una rinnovata tensione conoscitiva del romanzo.
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