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Luigi Vezzosi. Un antifascista toscano respinto dalla democrazia

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Luigi Vezzosi fu incarcerato in occasione dei rastrellamenti che seguirono i 'fatti' di Empoli del marzo 1921. Aveva poco più di 15 anni. Condannato da un tribunale intimidito dal regime fascista alla pena di 28 anni per omicidio, tentato omicidio e porto abusivo d'arma (con le pene accessorie di tre anni di anni di vigilanza speciale e della interdizione perpetua dai pubblici uffici) scontò 5 anni di galera. Liberato nel 1925 a seguito dell'amnistia, tornò nella sua città. Vittima di aggressioni e di ripetuti fermi di polizia, fu costretto a riparare a Pisa. Partecipò alla guerra di liberazione nella formazione partigiana "Nevidio Casarosa". Il generale Alexander lo insignì del 'Certificato al patriota'. Lo accompagnò per tutta la vita la interdizione perpetua dai pubblici uffici. Nel 1983, ormai vecchio e ammalato, si lasciò convincere a rivolgere domanda di grazia al presidente della Repubblica. Finalmente, il 30 dicembre 1986, il Presidente Cossiga firmò il decreto. Avrebbe dovuto votare per la prima volta alle elezioni politiche del 14 giugno 1987. Non ce la fece. Se ne andò il 2 maggio." Dalla presentazione di Bruno Possenti, Presidente Provinciale ANPI Pisa.
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