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Machiavelli e gli «Svizzeri» e altre «machiavellerie» filosofiche concernenti la natura, la guerra, lo stato, la società, l'etica e la civiltà
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Machiavelli e gli "Svizzeri" è un tema che può tornare sorprendente, anche perché non è quasi mai stato trattato nella letteratura critica: tuttavia il viaggio che, sul finire del 1507, Machiavelli intraprese nelle terre degli "elvetici confederati" si tradusse in un'attenta investigazione degli assetti politici e sociali di tali genti. Il "caso" degli "Svizzeri" venne ragionato da Machiavelli con la sua peculiare capacità di sguardo critico, acuto e profondo, mettendo in questione "al vivo" in tale esperienza taluni paradigmi che egli veniva maturando in punto ai nessi tra la pratica della guerra e l'arte dello stato. La ricostruzione di tali riflessioni di Machiavelli sulla realtà degli "Svizzeri", che presentava taluni caratteri singolari, per alcuni aspetti non riconducibili ai paradigmi di giudizio politico che egli, proprio in quel tempo, veniva costruendo, torna di grande importanza non soltanto per comprendere in quale considerazione Machiavelli tenne tale sua visitazione delle terre "elvetiche", ma anche per approfondire alcuni nodi cruciali nella nuova concezione della politica e della storia che egli veniva elaborando e che si tradurrà nelle sue grandi opere. La nuova ricerca condotta da Luigi Zanzi si propone di far luce su tali temi traendo lo spunto per svolgere ulteriori "machiavellerie" filosofiche, approfondendone alcuni nodi problematici con riguardo alla concezione della natura, della storia, dei nessi tra guerra, stato e società, dell'etica e della civiltà.
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