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Mary Shelley e la maledizione del lago
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Aprile 1815, isola di Sumbawa, arcipelago indonesiano. Boati simili a tuoni, la terra che trema, il mare impazzito, il Tambora si sveglia improvviso nella calma ingannevole di un tramonto tropicale e, dal cratere incandescente fino alla stratosfera, il cielo è polvere, sassi e gas. Giugno 1816, come un immenso banco di nebbia la nube vulcanica arriva nell'Europa continentale, oscurando il sole e provocando rovesci violentissimi che devastano i raccolti e disperdono le greggi. Inizia il cosiddetto "anno senza estate". È notte fonda sul lago di Ginevra e Mary Godwin Shelley, ospite a Villa Diodati insieme al marito Percy e alla sorellastra Claire, viene coinvolta in una gara di scrittura ingaggiata dai padroni di casa Lord Byron e John William Polidori, tema: una storia del terrore. Sul tetto della casa e tutt'intorno piovono fulmini e lampi accecanti preparano il cuore ai tonfi roboanti dei tuoni. L'atmosfera è perfetta, complici anche l'alcol e le nebbie dell'oppio, i cinque iniziano a immaginare, ma, per tutti tranne che per Mary, le idee non decollano. Nella sua testa è una tempesta di pensieri, il ricordo d'infanzia del padre, William Godwin, che ascolta curioso i segreti di un suo amico chirurgo sui primi risultati del galvanismo applicato ai cadaveri, la sorpresa, terribile e affascinante, che quei corpi sono corpi umani, il dolore per la prima figlia morta ancora senza nome pochi giorni dopo la nascita, i soliloqui esaltati di Percy nel cimitero di St Pancras, le suggestioni titaniche e letterarie e non del Romanticismo inglese. Una tempesta elettrica. Nasce "Frankestein", romanzo fantascientifico destinato a entrare nella storia, libro che ripaga il desiderio e l'angoscia di Mary di essere all'altezza della madre, Mary Wollstonecraft Godwin, autrice proto femminista del rivoluzionario "A Vindication of the Rights of Woman". Ma, come si dice, la realtà supera l'aspettativa e Frankestein diventa un vero e proprio caso letterario, un monstrum, di nome e di fatto, nella cultura del tempo. La critica ne mal tollera il genere innovativo, primo romanzo fantascientifico mai scritto fino ad allora, e, più di tutto, ne stigmatizza l'autore, anzi l'autrice, una donna dalla vita anticonvenzionale e dalle forti istanze democratiche, malvista dalla società borghese per il suo scandaloso matrimonio con l'amatissimo Percey Bysshe Shelley e per le sue "cattive" frequentazioni. Una figlia, come il protagonista del Frankestein, ripudiata dal padre, una madre straordinaria che, come la sua letteraria creatura, cerca disperatamente di sopravvivere alla cifra stilistica della sua vita, la solitudine.
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