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Memorie di zio Adriano
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Bruno Perini, giornalista e nipote di Celentano racconta, dopo averla vissuta in diretta, la leggenda di un mostro sacro della musica italiana, nella sua prima grande biografia storica. Scrivere la storia di Adriano Celentano è come scrivere un pezzo di storia d'Italia. Nasce in pieno fascismo, ma nel 1943 rischia già di morire sotto le bombe degli inglesi scaricate su Milano. Agli esordi della sua carriera - siamo alla vigilia del boom economico e della grande speculazione edilizia - lui, verde ante litteram, con Il ragazzo della via Gluck denuncia i palazzoni di trenta piani e le colate di cemento. Negli anni Settanta, esplode la contestazione e Adriano, con Chi non lavora non fa l'amore, provoca le avanguardie progressiste con una canzone "reazionaria", anche se poi sarà proprio lui a scatenare polemiche e discussioni con il Mondo in Mi7ª e Svalutation. Osannato anche all'estero, visiterà l'URSS di Gorbaciov, incappando in un "interessamento" un po' speciale del KGB. Nel 1987 rivoluziona il linguaggio della TV con Fantastico e negli anni Novanta, ancora prima di Tangentopoli, bacchetta a suon di musica la società delle "bustarelle" (La terza guerra mondiale). Nel 2005 firma Rockpolitik, lo show televisivo più anti-berlusconiano degli ultimi anni. La storia di Adriano, raccontata così da vicino, diventa la storia di tutti noi, e la sua grandezza, la sua eccezionalità, il suo genio prendono in queste pagine un gusto piacevolmente familiare.
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