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Rubicone. Trionfo e tragedia della Repubblica romana
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10 gennaio, anno 705 dalla fondazione di Roma anno 49 prima della nascita di Cristo. I legionari attendono l'ordine di Caio Giulio Cesare celati nell'oscurità, sulle sponde di un fiumiciattolo che segna la frontiera tra il territorio romano e le Gallie. Varcare quel confine in armi significa dichiararsi nemici dell'Urbe, dare inizio alla guerra civile. Quando Cesare pronuncia il comando, intimando al suo esercito di attraversare il Rubicone, lo accompagna con un'espressione divenuta eterna: «Alea iacta est», «Il dado è tratto». Una volta lanciato, quel dado finisce per travolgere tutto ciò che intralcia il suo passaggio: travolge i cittadini e i territori controllati da Roma, portando la guerra dalla Spagna alla Macedonia, dall'Africa all'Italia, travolge le istituzioni della Repubblica dopo quasi cinquecento anni di storia, spogliando il Senato del suo ruolo, consegnando un potere enorme nelle mani di un unico dittatore e, in seguito a una seconda guerra civile, di una dinastia, travolge infine lo stesso uomo che lo ha scagliato, pugnalato alle idi di marzo del 44 a.C. da un manipolo di cospiratori. I protagonisti della tragedia della repubblica - perché di tragedia si trattò, ordita da una hybris implacabile - emergono nel racconto di Tom Holland con realismo cinematografico: oltre a Cesare, Spartaco, l'eroico schiavo ribelle, Mario, il caparbio e acuto stratega militare, Silla, il dittatore feroce e ambiguo, Crasso, il maestro del sotterfugio politico, Cicerone, il parvenu lamentoso ma geniale, Cleopatra, la regina ammaliante che osò sfidare il potere. Intrighi, tradimenti, drammatici colpi di scena, ideali sublimi e squallide mire economiche fanno da cornice a "Rubicone".
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